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9102 10Come si celebrano i riti.
I Riti Settennali sono scanditi da tempi e ritmi precisi. Ciascun rione nell’arco della settimana compie due proces- sioni, una di penitenza l’altra di comunione. Tutto inizia il lunedì successivo al quindici agosto: i fedeli del Rione Croce al suono della campana si radunano presso la chiesa rionale di San Rocco, si compongono i quadri misterici e con tanta devozione si attraversano le vie del centro storico per portarsi al Santuario. Il martedì, invece, insieme alla processione di comunione del rione Croce, è il rione Portella a dare inizio al proprio corteo processionale di penitenza, partendo dalla chiesa di San Sebastiano. La giornata di mercoledì vede impegnati il rione Portella nella processione di comunione e il rione Fontanella in quella di penitenza; luogo di partenza di quest’ultimo è Piazza Canalicchio. Il giovedì, conclusasi la processione di comunione del rione Fontanella, è la volta della processione di penitenza del rione Piazza. Raccolto presso la propria chiesa rionale, ovvero l’Annunziata, sarà impegnato anche il giorno successivo, il venerdì, nella processione di comunione. Giornata particolare è quella del sabato. Nella prima mattinata, il caratteristico tratto del centro storico che va dalla chiesa dell’Annunziata al Santuario, vedrà sfilare la Processione del Clero e delle Associazioni Cattoliche. Dopo la celebrazione della Santa Messa ci sarà l’apertura della lastra della nicchia che custodisce l’immagine dell’Assunta. È alle prime luci del mattino della domenica che la comunità, fervente di gioia, inizia a prepararsi per la processione generale. È questo il dì in cui tutti, donne, uomini, bambini, anziani possono rivolgere il loro ringraziamento alla Vergine Assunta attraverso le varie forme di penitenza. Ciò che caratterizza però questa giornata è la presenza dei battenti. Il giorno successivo alla processione generale viene celebrata una messa di ringraziamento, seguita poi da quella dell’emigrante, e da quelle fatte celebrare, durante le veglie, dai quattro rioni. L’immagine dell’Assunta, infatti, resta esposta nella Basilica del Santuario per quindici giorni, notte e giorno, proprio per dare la possibilità ai fedeli di potere “stare con Lei”. Al termine delle veglie, la domenica pomeriggio, dopo la celebrazione eucaristica e una breve processione con la statua nella piazza antistante la chiesa, l’immagine dell’Assunta è nuovamente riposta nella nicchia, procedendo alla chiusura della lastra. Si chiudono così ufficialmente i Riti Settennali di Penitenza a Guardia Sanframondi.

Le processioni.
Per i Guardiesi i Riti costituiscono una significativa manifestazione di fede e di cultura popolare che lontane epoche ci hanno trasmesso con una purezza di linguaggio, che non si è mai offuscata. Si tratta di un patrimonio di altissimo valore storico e religioso, che sopravvive senza alcun segno di erosione, nonostante le contrastanti vicende, che nel tempo hanno modificato tradizioni e costumanze locali. Motivo di fondo dei Riti è la proposta penitenziale emergente dalla Parola di Dio, variamente portata al popolo o a viva voce dal ministro che l’annunzia o esemplificata visivamente con quadri plastici , “i Misteri”. Sono essi tratti dai due Testamenti e dalla storia della Chiesa con il magico effetto di una immediata ricezione da parte del fruitore, grazie anche alle didascalie che illustrano i singoli gruppi che danno vita alla sacra rappresentazione. Per la loro atipicità e originalità i nostri Riti non temono l’usura del tempo, perché come momento di vissuto esistenziale della comunità ne interpretano e ne promuovono la sensibilità umana e spirituale. Se dunque i Riti sono il culmine della religiosità dei guardiesi, vanno letti con umiltà e discrezione all’unico scopo di penetrarne il messaggio religioso. Non ci si può collocare al di là di questa traiettoria senza alterare o impoverire il significato stesso della grandiosa manifestazione, che vede impegnata per oltre sei mesi l’intera comunità di Guardia. E non per esibizionismo, come taluni credono, perché è grottesco il solo pensarlo, ma per un autentico attestato di fede e di devozione all’Assunta.

“Processioni Settennali” e “Processioni di Penitenza”.
Le Processioni Settennali sono quelle dei Riti “ordinari”, cioè quelle che vengono fatte allo scadere naturale del set- tennio, e già ne abbiamo ampiamente parlato.
Le “Processioni di Penitenza” o “Penitenziali” sono quelle che si svolgono al di fuori dello scadenzario settennale, in occasione di grandi sventure, in particolari momenti di disagio generale, in cui si ritiene opportuno appellarsi all’aiuto e all’intervento della Santa Vergine. La decisione di dar luogo a una processione straordinaria con l’immagine dell’Assunta è presa dal popolo, dopo un’ampia consultazione di parecchi giorni e dopo tre settimane di cortei con i sacri campanelli, imploranti l’intervento della Madre di Dio. Se dopo la terza uscita dei sacri bronzi il problema permane, si può adottare la decisione di “cacciare la Madonna”. Allora i singoli comitati rionali si assumono il compito di eseguire quanto è stato stabilito circa le modalità concernenti il rito. A memoria d’uomo la processione di penitenza più lontana da noi risale al 1938: una forte siccità, ombrata sinistramente dallo spettro di una guerra imminente, dava origine a una drammatica situazione di paura e di fame, sicché plebiscitario fu il ricorso all’Assunta. La processione venne fatta il 24 luglio ed ebbe una storica imponenza. Oltre ad essa ricordiamo l’ultima, così per esemplificare, quella del 5 settembre 1974.

clreoProcessione penitenziale del clero ed il rito di apertura della lastra.
Il sabato, come si è detto, ha luogo la processione di penitenza del Clero, e delle Associazioni Cattoliche. Anche i nostri “ministri”, in abito talare e in segno di penitenza, portano sul petto la fune incrociata ed in testa la corona di spine. Precede il corteo una nuda Croce, in genere portata dal Vescovo diocesano che, deposte le insegne episcopali, in nigris, guida il corteo alla volta del Santuario. Quando tale processione è giunta ai piedi del baldacchino settecentesco che occupa l’abside dell’Altare Maggiore della Basilica dell’Assunta, ha luogo la cerimonia di “Apertura della lastra” della nicchia. Ben tre chiavi vengono inserite, in altrettante serrature, dal più anziano del Comitato (prima era privilegio del priore della Confraternita del Gonfalone), dal Sindaco e dal Parroco o dal Vescovo diocesano se è presente (in questo caso il Parroco apre materialmente la nicchia, spalancando “la lastra”). Il lento movimento di apertura della “lastra” rappresenta uno dei momenti più toccanti dell’intera manifestazione: tutto il popolo chiede grazia a voce alta tra pianti e singhiozzi! Intanto i quattro cori rionali, sistemati negli spazi assegnati dalla tradizione, eseguono i canti di occasione, mentre, negli intervalli, il popolo tutto intona il tradizionale “S’è sposta Maria”.

Le veglie notturne.
Dopo la processione generale, di norma, la Statua della Vergine Assunta resta esposta alla venerazione dei fedeli per quindici giorni, nel corso dei quali i gruppi rionali, giorno e notte, si avvicendano a pregare. La sacra icone viene posta su un apposito Trono, allestito per la circostanza, sulla pedana di accesso alla nicchia. Da quel momento, i fedeli possono avvicinarsi alla Statua della Vergine Assunta per preghiere, suppliche, recite del Santo Rosario, canti comunitari o personali. La Chiesa, in questi quindici giorni che precedono la chiusura della lastra, vive un grande momento di comunità. Molti sono i forestieri che, da ogni comune della Valle Telesina, arrivano nella Basilica del Santuario per affidarsi alla materna protezione della Vergine Assunta; costante l’impegno dei Cori Rionali, che, a turno, animano le Celebrazioni Eucaristiche, comprese quelle delle Veglie notturne. Nel corso di queste ultime vengono celebrate funzioni particolari, a devozione dei singoli Rioni o di devoti, alle quali partecipa una moltitudine di persone. In questi giorni, che precedono la chiusura della lastra, non mancano momenti di vera commozione e fratellanza reciproca e ogni fedele è alla continua ricerca di un momento di preghiera personale con la Vergine Assunta. Siffatti momenti si ripetono poi, per nostra fortuna,nel corso dell’intero settennio, la sera di ogni primo sabato del mese: tutti possono ritornare da Lei per la Veglia di preghiera in suo onore, affinché Ella continui ad intercedere per noi presso il suo Figlio Gesù. In queste occasioni, infatti, ad ogni devoto è data la possibilità di chiedere il perdono per i propri peccati, affinché possa riprendere con fiducia il cammino di fede come preparazione ai nuovi Riti Penitenziali in onore della Vergine Assunta.

910 10La processione generale.
Iniziando sempre di buon mattino, ogni Rione ordina i propri misteri e tutti convergono al Santuario seguendo il percorso delle processioni infrasettimanali. Il primo rione, quello Croce, giunge al Santuario verso le ore 9 e dispone il proprio Coro nel luogo assegnato. Dietro si accoda il popolo in processione e, quando tutti i Rioni sono giunti sul sagrato, si celebra la Santa Messa. Al termine della funzione ha inizio la processione generale. Preceduto dai Campanelli, si forma il corteo processionale vero e proprio che vede nell’ordine solito i quattro Rioni, Croce, Portella, Fontanella e Piazza, ognuno preceduto dal proprio stendardo. I sacri campanelli, che precedono sempre il lungo corteo, ogni volta che si oltrepassano i confini di un Rione, passano nelle mani dei rappresentanti del quartiere che si sta attraversando. Dietro il quadro misterico di “San Girolamo penitente” si inseriscono i Battenti. A questa processione intervengono di diritto, con il proprio stendardo, anche i rappresentanti di tre paesi vicini: Castelvenere, Vitulano e Paupisi. Spesso se ne aggiungono anche altri, la cui partecipazione è di recente istituzione. Queste rappresentanze prendono posto tra il corteo del Rione Croce e quello del Rione Portella. La pro- cessione, attraversata Porta di Santo, entra nel Centro Storico e percorre tutta l’antica piazza del paese, poi si reca su via Costarella per risalire lungo Via Monte Tre Croci e portarsi in Piazza Croce e quindi in Piazza Castello. Uscita dal centro antico del paese, si dirige verso la parte nuova per Via Municipio e Via Campopiano. Il corteo è lunghissimo, tanto che, solo quando lo stendardo del primo rione si trova già nella lontana zona periferica di Via Campopiano, comincia ad uscire dalla Chiesa la Statua dell’Assunta. L’annuncio è dato da un colpo di mortaretto esploso dalla sommità del Castello; in questo sacro momento tutti i fedeli, seminati lungo tutte le stradine dell’abitato, si genuflettono e si segnano con la croce. La Statua viene portata a braccia dai Sacerdoti fino all’uscita della Chiesa, per essere poi presa dai fedeli e, quando nel momento del ritorno nel Tempio, giungerà sulla soglia, verrà riconsegnata ai Sacerdoti che la riporteranno sull’Altare Maggiore.

 La preparazione dei riti settennali.

foto1Maria Santissima è sempre presente in mezzo al popolo guardiese. Radunando i discepoli, per invocare l’aiuto dello Spirito Santo, Maria ha reso possibile l’ardore missionario che avvenne a Pentecoste. La Chiesa vede in Lei la Madre senza la quale non si può comprendere pienamente lo spirito della nuova evangelizzazione, e i Riti Penitenziali di Guardia Sanframondi vogliono rappresentare appunto quello spazio interiore che rafforza e dona il senso cristiano a tutto il nostro impegno pastorale di evangelizzazione. Pertanto la preparazione si svolge attraverso momenti prolungati di adorazione, di incontro orante con la Parola,di dialogo con il Signore.
Tre sono i momenti cruciali di tale preparazione: i primi sabati del mese, la missione popolare, la novena all’Assunta. I primi sabati di ogni mese, celebrati puntualmente con la preghiera del Rosario meditato, l’Eucaristia, la catechesi e l’invito alla Riconciliazione, costituiscono una forte devozione a Maria che condivide le vicende del nostro popolo guardiese ed entra a far parte della sua identità storica. Arrivando nel nostro santuario mariano, i fedeli manifestano la loro fede nell’azione materna di Maria che genera nuovi figli per il Signore. Con la devozione dei primi sabati, osserviamo e sperimentiamo come la Madre di Dio riunisce attorno a sé i figli che con tanti sacrifici vengono come pellegrini per vederla e lasciarsi guardare da lei; confortati dalla preghiera, trovano la forza per sopportare le sofferenze e le stan- chezze della vita. La Missione Popolare, che a Guardia Sanframondi si svolge dal 12 al 19 marzo, è l’annuncio straordinario della Parola di Dio, affinché, nella potenza dello Spirito Santo e nella comunione piena con il Vescovo e con la Chiesa, la buona novella di Gesù raggiunga ogni cuore e lo chiami alla conversione; grazie ad essa si rifonda e cresce la comunità cristiana. Pur non presentando alcuna novità nel contesto della vita sacramentaria e nell’esercizio della carità, la Missione Popolare mette in movimento un insieme di energie naturali e soprannaturali che nella pastorale ordinaria difficilmente si sprigionano. E’ un “evento” che s’innesta nella pastorale ordinaria per finalizzarla a un nuovo slancio missionario. L’intera Comunità parrocchiale deve essere protagonista di questo evento. Essa è invitata ad assu- mere consapevolezza della propria fede e a vivere un cammino rinnovato di comunione e di missione. Momenti particolari sono: Visita alle famiglie - Centri d’ascolto del Vangelo - Celebrazioni: atto di adesione all’annuncio, consegna del Vangelo, catechesi penitenziali, riscoperta della celebrazione domenicale e festiva, inizio del discepolato con esperienze di collaborazione pastorale e caritativa. La preparazione prossima alla celebrazione dei Riti inizia con la tradizionale Novena. Dopo che Gesù ascese al cielo, Maria, gli apostoli e altri discepoli devoti pregarono costantemente per nove giorni fino alla domenica di Pentecoste. I cattolici guardarono a questo esempio, e da qui nacque la pratica di pregare per nove giorni. La novena in onore dell’Assunta contempla un momento di preghiera e di meditazione dei misteri della vita di Gesù e di Maria, la celebrazione eucaristica e le lodi alla Vergine Assunta in cielo. E’ una forte esperienza arricchente della comunità cristiana che si prepara a vivere in pienezza il messaggio evangelico che giunge ad ogni fedele attraverso la devozione a Maria Stella della nuova evangelizzazione. La comunità tutta chiede a Maria che con la sua preghiera venga aiutata affinché la Chiesa diventi una casa per molti, una madre per tutti e renda possibile una nascita di un mondo nuovo. Gesù ha promesso di fare nuove tutte le cose e con Maria, modello ecclesiale per l’evangelizzazione, la comunità cristiana avanza fiduciosa verso questa promessa.

I campanelli.

campanelliSul quadrante delle manifestazioni mariane guardiesi si localizza una manifestazione tipica di devozione popolare: “l’uscita dei campanelli”. Un rito insolito, opaco e informe per chi non entra nello spirito della religiosità locale, ma irradiante vivida luce per chi conosce l’attaccamento dei guardiesi all’Assunta. I campanelli, cui ci riferiamo, a Guardia, sono i “campanelli” per antonomasia; li conoscono tutti quelli che partecipano alle nostre processioni. Sono due, disuguali per grandezza, legati ad una medesima traversa di legno, da tempo imme- morabile collocati nel santuario sotto la nicchia della Madonna. Pure i campanelli, come la venerata immagine, restano avvolti da una fitta nebbia leggendaria. Qualche elemento storico, ma che non fa troppa luce sulla loro origine, emerge dalla stessa struttura bronzea. Sulla fascia di quello più grande è riportato l’anno della sua fusione e si legge la scritta a rilievo: “Jesus Maria-1048”; mentre tanto sull’’uno quanto sull’altro sono incisi i nomi “Assunta e Pietro Pascale”, lasciando spazio alla ipotesi di possibili offerenti di quei campanelli all’Assunta. Le loro dimensioni non sono notevoli, ma il loro suono esercita un fascino irresistibile sul nostro popolo. I loro squillanti rintocchi non si ascoltano senza commuoversi. I campanelli vengono portati in processione per le strade del centro abitato in momenti di difficoltà, allo scopo di implorare le grazie dalla Vergine nella particolare congiuntura. La religiosità popolare commette ai campanelli il grave compito di convocare in quei momenti particolari la grande assemblea per una pubblica preghiera.

Il dono.

E’ consuetudine che alla fine di ogni settennio, dopo i Riti, i singoli Rioni e i Battenti, in ossequio ad una lodevole tradizione, facciano un dono, offrano cioè alla Vergine un emblematico segno che valga a perpetuare, mentre si attende il successivo settennio, la memoria dei riti celebrati. Ovviamente non vi è uno schema fisso. Tra le varie necessità del Santuario e lo splendore del culto, c’è ampio spazio per una scelta oculata e razionale al fine di non dissipare in inutili orpelli quanto invece deve essere investito per rendere più fruibile il tempio e per promuovere più adeguatamente la devozione all’Assunta. Non ci possiamo fermare comunque al semplice Dono, sia pure per apprezzarne la validità e l’opportunità, perché del Dono urge cogliere il messaggio, che poi è il contenuto essenziale, sul quale deve fermarsi la nostra attenzione. “Lodare il Nome di Maria”: ecco uno dei principali aspetti di quel contenuto. Quando si offre un dono, nell’offerta, se non c’è qualcosa di se stessi, si corre il rischio di vanificare l’offerta fatta. “Lodare Maria” per i Battenti, così come per i Rioni, si fa così dovere prevalente, destinato ad esprimersi in una costante di gratitudine e di ossequio, capace di arginare la corrente di bestemmie e di indifferenza che dilaga, per fortuna in fasce ridottissime, anche nella nostra comunità. Se lodare Maria è un imperio- so dovere per tutti, lo è più ancora per chi la onora con un gesto penitenziale, che sta a riprova del particolare rapporto che nutre per Lei.

Le litanie.

Le Litanie paradigmano alcune preghiere assembleari delle liturgie ebraiche veterotestamentarie e sono state sem- pre recitate dal popolo fedele con grande amore e devozione. Può darsi che il ciclo litanico in onore dell’Assunta nel nostro Santuario, vivacizzato da una massiccia presenza di uomini e donne, imploranti l’aiuto divino per mezzo di Maria, rimonti all’epoca, abbastanza remota, in cui venne divulgato a Guardia quel serto di lodi mariane.

P1000572Il santuario basilica minore di guardia.
Il Tempio religioso, dedicato congiuntamente a S. Maria Assunta in Cielo ed a S. Filippo Neri, è uno dei monumenti sacri più grandiosi dell’intera provincia di Benevento. Per la Sacra Immagine della Madonna che vi è custodita e per la maestosità dell’edificio, nel 1955 è stato elevato a Santuario Mariano e nel 1989 ha preso anche il titolo di Basilica Minore Pontificia. La chiesa attuale è stata costruita su un’antica cappella o chiesetta eretta agli inizi del 1500, se non addirittura intorno al 1400, appena fuori l’attuale Porta di Santo. Anticamente era dedicata a Santa Maria e prese il titolo di Santa Maria Assunta forse già prima del 1585. A tale anno risale il primo documento in cui si parla della Chiesa intitolata all’Assunta, che oggi si presenta come un edificio di stile barocco, a croce latina ed a tre navate. La navata centrale è delimitata da due ordini di cinque colonne di pietra che sostengono quattro archi. L’arco maggiore ed il transetto separano le tre cappelle che si aprono centralmente in fondo a ciascuna navata. Le cappelle sono intitolate al SS. Sacramento (a sinistra), a San Filippo Neri (a destra) ed all’Assunta (al centro): l’immagine lignea della Madonna è riposta in una nicchia sull’altare maggiore. Le navate later li hanno la volta a botte lunettata, invece quella centrale ed il transetto hanno il soffitto ligneo a riquadrature dorate intagliate e dipinte, le cui raffigurazioni riguardano i santi venerati in paese. Nelle pareti delle due navate laterali si aprono delle cappelle con altari. Nella navata centrale e nella cappella dell’Altare Maggiore si notano lavori semplici in stucco di stile barocco. Gli stucchi delle due cappelle della navata laterale di destra, dedicate al Crocifisso ed a San Filippo Neri, sono invece ricchi di disegni e decorazioni. Nell’armonia stilistica barocca, semplice e fastosa, sono riconoscibili elementi di cultura romanica, come la struttura dell’abside, le colonne di pietra e i rosoni sulla facciata. La varietà stilistica costruttiva e decorativa è spiegabile col fatto che la struttura architettonica attuale della Chiesa risale alla fine del secolo XVII: l’impianto precedente fu raso al suolo dal terremoto del 1688. La Chiesa, inizialmente dedicata all’Assunta, prese il titolo congiunto di Santa Maria Assunta e San Filippo Neri dopo che nel 1626 il Santo divenne patrono del paese. Il culto del Santo era stato diffuso dal sacerdo- te locale, poi arciprete, Marzio Piccirillo. Questi istituì anche l’Oratorio dei Padri Filippini nel convento annesso alla chiesa, edificato agli inizi del 1500, in cui avevano dimorato per breve tempo i Domenicani.

P1010313La statua dell’Assunta.
Nella Chiesa parrocchiale è custodita l’antica e venerata Statua dell’Assunta in onore della quale i guardiesi danno vita a quella grande manifestazione di fede che è la processione dell’Assunta. La Statua si presenta poggiata su una costruzione lignea in posizione eretta, in atto benedicente, e sorregge al lato sinistro il Bambino Gesù.
È ricoperta da un lungo mantello trapuntato. In realtà se spogliata della seicentesca veste di seta trapuntata in oro, la Statua della Madonna si presenta policroma, seduta su un trono e col Bambino in piedi sulle ginocchia. Misura centimetri novantuno di altezza dalla sua basetta. Originariamente la pregevole scultura lignea doveva appartenere ad una pala d’altare, in seguito staccata dal contesto, ha perso tutte le sue peculiarità fino ad assumere un significato, un aspetto, e (perché no?) un appellativo del tutto diverso. Un restauro per la salvaguardia ed il ripristino si è reso improcrastinabile. Storicamente si è sempre fatta risalire al secolo XI e ciò a causa della errata (?) interpretazione di una scritta alla base. Da influssi e caratteri scultorei della stessa alcuni studiosi la riportano ad una origine romanico-bizzantina. Studiosi di oggi la datano, invece, al primo quarto del secolo XIV. Il culto dell’Assunta ci è stato tramandato come sorto da prodigiosi avvenimenti, di cui la leggenda prova a dare una spiegazione popolarmente largamente diffusa.

La leggenda del ritrovamento della statua dell’Assunta.
Durante le frequenti visite che facciamo ai nonni, la conversazione cade spesso sulle belle esperienze vissute nel corso dell’ultima Festa dei Riti Settennali, e immancabilmente la vecchietta, presa dalla foga di raccontare, ci rinnova il ricordo del ritrovamento della Statua dell’Assunta.
Un bel giorno di tanti e tanti anni fa un anziano contadino è intento ad arare con i buoi il suo pezzetto di terra in Contrada Limata. Si è nel pieno del mese di Agosto: le membra del mingherlino aratore sembrano sciogliersi al solleone e la canicola del primo pomeriggio rende insopportabile la fatica. Improvvisamente i due buoi, come colpiti da un incantesimo, si fermano e si piegano sulle ginocchia. E, magicamente, dal cuore della terra si diffonde nell’aria un suono argentino di campanelli che inebria l’animo e trasporta su, su, nell’estasi del paradisiaco cielo. Il vecchietto, inebetito, cade in ginocchio; poi si riprende, fa il punto della situazione e ritiene opportuno correre a chiamare aiuto. In un baleno la notizia dello straordinario evento si diffonde per ogni dove, a Guardia, a San Lorenzo, a Paupisi, a Vitulano, e di lì a qualche ora tantissima gente, accorsa da questi quattro centri, è già intenta a scavare nel luogo del miracolo. E scava… scava… vengono fuori prima due campanelli di bronzo di meravigliosa fattura e poi una Statua bellissima di Madonna, finemente lavorata, con in braccio un Bambinello, che reca una spugna nella mano destra. Limata è una terra per così dire “vagabonda”; essendo infat- ti soggetta a continue inondazioni con trascinamento di interi appezzamenti di terreno, da parte del fiume Calore, comprende un territorio, che si estende ora più largamente nel tenimento guardiese ora in quello laurentino ora in quello di Vitulano e di Paupisi. E’ naturale quindi che tutte e quattro le comunità immediatamente accampino diritti sulla statua e tentino di portarla al proprio paese. Ci provano prima i Laurentini e poi i Paupisani e i Vitulanesi: Poderose coppie di giovani si accostano a tre a tre alla Statua e cercano di sollevarla, mettendo mano a tutte le loro forze. Ma ogni tentativo risulta vano: La Sacra Icone non si muove di un millimetro; sembra che una calamita potentissima la tenga ben salda al suolo. A questo punto si fanno avanti i baldi giovani guardiesi: Ispirati essi dal Bambinello che è in braccio alla Vergine, si sono aperte improvvisamente le camicie sul lato anteriore e cominciano a battersi il petto con la “spugnetta”. Poi nove di loro col petto sanguinante si accostano alla statua, la prendono con delicatezza e cercano di sollevarla. E a questo punto avviene il miracolo: L’Assunta è diventata improvvisamente più leggera di una fogliolina. Tripudio, euforia e commozione dominano ormai tra i fedeli: Chi prega chi piange chi canta, e già si forma il corteo processionale. La Sacra Icone sembra scorrere da sola in mezzo alla folla giubilante, e si prende naturalmente la via di Guardia anche col beneplacito e l’ammirazione dei Laurentini, dei Vitulanesi e dei Paupisani, che, devoti, intonano le loro orazioni. Per sette giorni la Mamma Santa è esposta nella Chiesa Madre, e tutti e quattro i rioni a turno compiono i loro Riti della Penitenza e della Comunione. La Domenica è la volta dei battenti. Il paese si riempie di forestieri provenienti da tutta la regione e la processione solenne è seguita con religiosità e partecipazione da una folla immensa che si muove a guisa delle onde del mare. Alla fine della giornata, la statua, adorna di rifulgenti doni preziosi, è riposta in una splendida nicchia, chiusa a chiave con tre diverse serrature. E lì, in quella nicchia, l’Assunta troneggia con splendore, punto di riferimento e rifugio confortevole e sicuro di ogni suo figlio. Solo ogni sette anni o in caso di grandi sventure, epidemie, carestie, terremoti, siccità, il popolo ha la possibilità di richiedere che venga rimossa dalla nicchia e portata in processione. E allora, come d’incanto, le stradine del paese pullulano di verginelle, di angioletti, di personaggi del Vecchio e Nuovo Testamento, tutti richiama- ti al loro ruolo di figli devoti, dal suono argentino dei campanelli, quei sacri “bronzini”, che preannunciarono il ritrovamento. E’ un suono che attira i Guardiesi come gli uccelli al proprio nido, è un suono che mette ansia nel cuore anche a coloro che sono stati sempre lontani dagli interessi religio- si, è un suono che fa diventare pio anche il delinquente incallito. E così per sette giorni, guidati da questo tintinnio argentino, tutti partecipano accorati alla processione. E’ questa esclusivamente Festa di Penitenza: non ci sono bande musicali né fuochi d’artificio. Sprofondano tutti in una Fede genuina e bella, alimentata e corroborata dal sorriso della Madre Assunta. Si sprigiona in tale occasione una forza spi- rituale, una “pietas” profonda, che, accompagnata dal suono argentino dei campanelli, solleva ogni guardiese fino agli eterei confini del cielo.

simboliI comitati rionali.
Ogni rione è rappresentato da un comitato, costituito da cinque deputati; insieme i venti rappresentanti dei quattro rioni formano il Comitato dei Riti Penitenziali. Non sono gli abitanti dei rioni ad eleggere i deputati; di solito la carica si tramanda per tradizione familiare o per scelta degli altri membri e dei loro collaboratori. Spetta al parroco il compito di convocare e presiedere il comitato dei riti. Le riunioni hanno inizio un anno prima della scadenza settennale e servono a definire la composizione dei quattro comitati rionali, la data definitiva delle processioni, che hanno inizio il lunedì successivo al quindici agosto, giorno in cui si festeggia l’Ascensione di Maria Vergine al Cielo, e tutte le questioni riguardanti l’organizzazione della festa. Ogni comitato rionale ha piena autonomia nella organizzazione delle proprie processioni di penitenza e comunione, nella preparazione dei misteri, nella scelta dei personaggi e del proprio coro. Di loro competenza è anche la raccolta delle sottoscrizioni, che deve avvenire assolutamente all’interno dei propri confini rionali. Al termine dell’intera manifestazione penitenziale ogni rione è tenuto a rendere pubblico il proprio bilancio, così che i cittadini possano essere informati sia su quanto è stato raccolto attraverso le offerte sia su quanto è stato speso per l’intera organizzazione. La questua ha solitamente inizio dopo il 26 maggio, festa di San Filippo Neri, Patrono del paese, avviene sempre di domenica ed è preannunciata dal suono dei campanelli. La prima uscita spetta di diritto al rione Croce, seguita nelle domeniche successive dal rione Portella, Fontanella e Piazza. A conclusione del rito penitenziale i comitati vengono sciolti, per essere poi istituiti nuovamente nel settennio successivo. Loro ultimo compito è quello di fare un dono all’Assunta in segno di ringraziamento.

misteriI misteri.
Sono quadri viventi, rappresentazioni allegoriche della Sacra Scrittura, delle vita dei Santi, della storia della Chiesa, dei dogmi di Fede e dei Principi morali. I misteri vengono rappresentati da uomini e donne, adulti e bambini che, in costumi d’epoca, a volte preziosi o antichi, sfilano per tutto il paese mantenendo sempre statico il loro atteggiamento figurativo e senza
proferire parola. Quindi assistiamo al lento incedere di Madonne, di Santi, di re, di paggi, di guerrieri, ecc., che avanzano anche a ritroso lentamente e con le mani spesso impegnate a portare oggetti o a santificare, con gli occhi fissi al cielo, il portamento solenne o umile...
Anche questi interpreti fanno la “loro penitenza” che non è meno gravosa di quella dei Flagellanti o dei Battenti! In queste occasioni le stradine di Guardia, specie quelle caratteristiche lastricate o a gradini del centro storico, si animano di una “spiritualità testimoniata e vissuta in modo del tutto particolare”.
Ogni “quadro” viene preparato con scrupolosa meticolosità e anche i soggetti vengono selezionati con molta perizia e accortezza. Una volta scelto l’argomento, compito esclusivo dei Comitati rionali, si cerca di fissare in essi il punto culminante, il “clou”, la scena che maggiormente evidenzia la virtù, la qualità, il significato di quello che si rappresenta. Un cronista ha così annotato “ … gli uomini e le donne chiamati a dare volto e forma ai personaggi si mostravano talmen- te compresi nel ruolo da apparire come statue in ogni momento del lunghissimo percorso…”. Ciascun “quadro” misterico è preceduto da un “vessillifero” (un angelo o un paggio) che reca un’insegna con il titolo illustrativo del Mistero. Seguono dopo la rappresentazione, uomini e donne che procedono pregando o litaniando. Nelle Processioni di Penitenza ogni rione richiama in maniera forte tale concetto (Croce: San Girolamo penitente- Portella: Santa Margherita da Cortona- Fontanella: il bestemmiatore lapidato- Piazza: la Maddalena penitente). Fanno loro seguito i Flagellanti rionali. Non sempre i Misteri presentati dai Rioni sono gli stessi di settennio in settennio, né sono stati sempre così numerosi. Sull’origine in loco dei misteri si conosce poco. Le prime notizie di “misterji” che si svolgevano a Guardia risalgono all’inizio del XVII secolo, ma il documento non si riferisce alle processioni dell’Assunta. Comunque i nostri misteri si rifanno senz’altro a quelle rappresentazioni che ebbero larghissima diffusione per tutto il Medio Evo in gran parte d’Europa, anche se a Guardia, quasi sicuramente, sono nate molto più tardi.

9140 10I cori rionali.
È documentato che da tempi remoti, per la festa in onore della Vergine Assunta, durante le processioni rionali e in quella generale, si chiedeva ad alcuni maestri e musicisti locali di comporre e far eseguire un canto chiamato comunemente “canzoncina”, mentre il popolo e i penitenti incappucciati cantavano prevalentemente le litanie lauretane. A memoria d’uomo sappiamo che ogni Rione ha un proprio coro, il quale, all’interno della processione rionale, ha un posto ben preciso e assegnato nell’organico dei quadri misterici. Non si è ancora in grado di stabilire il periodo esatto di inserimento dei cori nei Riti Penitenziali; tuttavia, essi, con il tempo, hanno assunto sempre più un ruolo di grande rilievo. All’origine i Cori erano formati esclusivamente da giovani donne nubili. Nel corso degli anni, tuttavia, è emersa forte la necessità di inserire pure donne di età adulta, anche se già sposate. Di recente, inoltre, i Cori Rionali hanno dato accoglienza anche agli uomini, favorendo così l’esecuzione di canti a più voci. Alla preparazione e direzione della corale è stato sempre chiamato un musicista che, il più delle volte, è stato anche l’autore delle musiche e dei testi, che evocano maggiormente i sentimenti e l’atmosfera che motiva l’uscita della Vergine Assunta in processione. Ogni Coro Rionale, durante la settimana, è chiamato ad eseguire tre canti: uno per la processione di Penitenza, uno per la processione di Comunione e uno per l’Apertura della Lastra. Oggi più di ieri i comitati rionali impegnano buona parte della preparazione ai Riti di Penitenza per l’allestimento dei Cori, dei versi, delle musiche e delle prove, che durano anche mesi. Naturalmente, alcune canzoncine col tempo sono diventate patrimonio comune della Comunità Parrocchiale; infatti vengono eseguite in molte occasioni durante la liturgia eucaristica o durante le Veglie in onore della Vergine Assunta.

9110I flagellanti o disciplinanti.
I flagellanti partecipano esclusivamente alle processioni infrasettimanali chiudendo il corteo della processione di penitenza del Rione di appartenenza. Sono disposti per due in una lunga fila, vestiti con un saio bianco e cappuccio ad occhiaia. I flagellanti o disciplinanti sono così chiamati, perché fanno uso di un antico strumento di penitenza la ‘disciplina’ che consiste in un gruppo di strisce metalliche, unite da una catenella con le quali si percuotono ritmicamente le spalle. Essi hanno anche il compito secondario ed occasionale di un vero e proprio ‘servizio d’ordine’, facendosi largo tra gli spettatori, che nelle stradine anguste del centro storico possono eventualmente ostruire il passaggio del corteo rionale. Presumibilmente molti disciplinanti che sfilano durante le processioni infrasettimanali dei rioni sfileranno, poi, come battenti nella domenica successiva, giorno della Processione Generale. La pratica della flagellazione si fa risalire all’XI secolo. Il fenomeno è inizialmente circoscritto alla vita monastica e relegato alle regole di automortificazione imposte da parte degli ordini religiosi di appartenenza. I ‘flagellanti’ o meglio, nel nostro caso, i ‘disciplinanti‘ per la prima volta compaiono in pubblico in una processione organizzata a Perugia nel 1260 da Fra’ Raniero Fasani. E’ l’inizio dell’era dello Spirito Santo con la lotta finale contro l’Anticristo, e, a ben guardare gli episodi nefasti del 1259, come l’epidemia di pestilenza, la carestia diffusa e l’invasione dei tartari in Europa centrale, facevano proprio pensare che fosse giunto il momento predetto e tanto temuto.

P1010278I battenti.
I battenti sfilano esclusivamente nel giorno della Processione generale seguendo il Mistero di San Girolamo penitente rappresentato dal Rione Croce. Si tratta di una presenza limitata rispetto alla durata dell’evento, la loro partecipazione assume, all’interno della manifestazione, lo stesso peso e valore degli altri protagonisti, eppure, da sempre, è l’aspetto più clamoroso e discusso dell’intero avvenimento. Nella Basilica Santuario dell’Assunta, l’antico luogo di riunione dei battenti era la Cappella del ‘Sangue sparso’, ma il loro numero sempre crescente, ha fatto in modo che l’intero Santuario fosse occupato dai battenti. Essi, nel momento clou, al grido di ‘Fratelli, in nome di Maria, con forza e coraggio, battetevi!’ in ginocchio, camminando a ritroso e, con lo sguardo verso la statua dell’Assunta, escono dal Santuario per sistemarsi, incolonnandosi, dietro il mistero di San Girolamo penitente. Disposti in una lunga fila a due, reggendo nella mano sinistra un crocifisso, e molti anche una immaginetta dell’Assunta, incappucciati e vestiti con un lungo saio bianco, modificato ed aperto sul davanti, si battono il petto con la ‘spugna’, un pezzo di sughero circolare, nel quale sono stati opportunamente sistemati degli spilli le cui punte fuoriescono dal sughero per circa due millimetri, e sono ulteriormente distanziati alla base del sughero con uno strato di cera. Il battente, percuotendosi incessantemente e ritmicamente, provoca il sanguinamento del petto. Per detergere, disinfettare e mantenere aperta la ferita, alcuni assistenti, dispensano del vino bianco sulla spugna. I battenti in ordinato corteo seguono la processione generale fino all’incontro con la Statua dell’Assunta, in prossimità di Piazza Castello e della Basilica di San Sebastiano; poi, cominciano ad allontanarsi singolarmente o a gruppi per poi ritornare, vestiti con abiti ordinari, a seguire l’ultima parte della processione generale e a prendere in spalla la Statua dell’Assunta. E’ un loro antico diritto accompagnarla al Santuario nell’ultimo tratto del percorso processionale.

La spugnetta.
La ‘spugnetta’ o ‘spugna’, come viene chiamata, è un pezzo di sughero circolare, realizzata e costruita da artigiani locali appartenenti ai rioni, nel quale sono opportunamente conficcati degli spilli in acciaio, che la tradizione indica in trentatré, gli anni di Cristo; anche se questo non corrisponde al vero poiché il numero degli spilli è legato alla dimensione e al diametro del sughero. Gli spilli fuoriescono per alcuni millimetri e sono ulteriormente distanziati alla base del sughero con uno strato di cera; ha questo il compito importante di preservare la ferita dal contatto del sughero e a livellare la sua superficie circolare. Una delle prime testimonianze sulla ‘spugna’ e sul suo utilizzo da parte dei ‘battenti’ nonché sulla nascita dell’intera tradizione guardiese della festa dell’Assunta è fornita da un testo del gesuita P. Scipione Paolucci ‘Missioni de padri della Compagnia di Gesù nel Regno di Napoli’ del 1651. Il testo descrive le processioni penitenziali del suo tempo ed elenca numerosi strumenti di penitenza tra cui ... “suvéri armati di gran copia di pungentissimi a chi ... “descrivendo cosi sia la ‘spugna’, che l’azione penitenziale del battente.

Le corone di spine, le corde e le funi.
Gli strumenti di penitenza non si limitano solo alla spugna e alla disciplina, ma ci sono anche le corone di spine intrecciate che si portano in testa, le funi di varie dimensioni poste ed intrecciate sul petto, le croci nere senza il Cristo e senza i simboli della passione. Elementi come Croci e Crocifissi non sono una particolarità dei Riti settennali, ma sono presenti in tante altre manifestazioni penitenziali che si celebrano nel mondo. Questi strumenti invece si ritrovano nei Riti settennali e sono molto presenti nelle processioni di penitenza di tutti i Rioni; sono simboli, mutuati dalla passione di Cristo, simboli proprio della penitenza. Non sono paragonabili alla ‘spugnetta’ e alla ‘disciplina’, strumenti, come abbiamo visto, legati ad una particolare pratica penitenziale tipica dei riti guardiesi, ma, … corone di spine, funi, corde … hanno, in questo caso, un valore chiaramente simbolico e visivo come segno di contrizione e del pentimento vissuto come sacramento istituito da Gesù Cristo per rimettere i peccati commessi dopo il battesimo. Ad ‘indossare’ questi simboli sono componenti del rione, uomini e donne non direttamente impegnati nella rappresentazione dei misteri, che sfilano in processione collocandosi tra un ‘mistero e l’altro sia per segnarne la sequenza sia per prestare aiuto ai componenti del mistero stesso; a questo proposito bisogna ricordare che molti misteri prevedono il coinvolgimento di giovani e di bambini.

stendardiLo stendardo.
Nelle processioni di penitenza, in quelle di comunione e, ovviamente nella processione generale della domenica, i rioni si fanno precedere dal proprio stendardo o gonfalone. Nella processione generale lo stendardo costituisce l’elemento visivo principale tra la fine dei misteri di un rione e l’inizio del rione seguente. Erano le antiche ‘bandiere’ dei Comuni, divennero poi il tipico vessillo ecclesiale delle confraternite. I quattro Rioni presentano gonfaloni o stendardi simili nella forma, ma semplici differenti decori su raso in seta ricalcano temi e simboli sempre in linea con la Festa dell’Assunta.
• Sullo stendardo del rione Croce spicca una croce.
• Sullo stendardo del rione Portella è rappresentata un’antica porta.
• Sullo stendardo del rione Fontanella campeggia l’immagine dell’Assunta.
• Sullo stendardo del rione Piazza è rappresentata la statua dell’Assunta
• Lo stendardo è sostenuto da un angelo circondato da bambini, simboli d’innocenza, di gioia e di semplicità, che portano in mano i fiocchi collegati da un nastro alle braccia del gonfalone.