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pmarzioUn illustre e santo figlio di Guardia Sanframondi:

P. Marzio Piccirillo

Fondatore della Congregazione dell’Oratorio di Guardia Sanframondi


 Sono 350 anni che l’unica Parrocchia di Guardia, dal titolo “Santa Maria Assunta e San Filippo Neri”, è affidata alla Congregazione dei Padri Filippini, fondata da P. Marzio Piccirillo, un santo e illustre figlio di questa nostra terra, che il 30 agosto 1656 tornava alla casa del Padre.
Per ulteriori approfondimenti delle notizie biografiche su P. Marzio Piccirillo si può consultare il magnifico lavoro fatto dal P. Adolfo De Blasio “Il nostro paese” (1956). La fine del secolo XVI può, a ragion veduta, essere considerata come un tempo importantissimo per i cristiani di Guardia Sanframondi, poiché la nostra cittadina può vantare il privilegio di aver dato i natali, in quel periodo, ad una creatura che doveva segnarne, con la sua presenza, la storia nei secoli a venire.

 Le sue radici
Marzio Piccirillo è nato agli inizi del 1598 a Guardia Sanframondi, durante il dominio feudale di Marzio Carafa, duca di Maddaloni, mentre il Pontefice Clemente VIII faceva da intermediario tra la Francia e la Spagna per firmare proprio in quest’anno la pace di Vervius.
All’età di 12 anni perse il papà Lucantonio, che aveva avuto altri figli dalle due mogli prematuramente decedute.
Sua madre Laudonia Fiore lo tirò su con tenerezza ed energia. Gli insegnò ad essere umile, ad amare Dio e i fratelli, e lo educò ad una devozione filiale alla Vergine Assunta.
Laudonia sopportò fatiche incredibili ed anche il distacco, per permettere al figlio di studiare a Napoli e poter conseguire la laurea in Diritto civile e canonico.
La laurea lo portò nel 1623 prima a Marsico Nuovo, dal compaesano il Vescovo domenicano Fra Timoteo Casillo, e poi a Roma dove fu accolto dai Padri Filippini. Iniziò un lavoro di ricerca per i famosi Annales del Cardinale Cesare Baronio sotto la guida di Padre Cesare Bacilli.

Sacerdote e Arciprete
Padre Marzio ritornò a Guardia il 1625, prete fresco di 27 anni con il titolo di Arciprete, dopo la rinuncia del suo predecessore Bartolomeo Piccinini. Il Piccirillo, uomo saggio, d’animo buono e caritatevole, si rese conto della miseria umana fatta di superstizione e d’ignoranza: i poveri rassegnati a sopportare in silenzio le angherie dei ricchi e potenti, i ragazzi che vagabondavano, le famiglie disgregate, le ragazze date in moglie non per amore, la piaga dell’alcolismo e alcuni preti non adeguatamente preparati. Bisognava trovare subito e per tutti nuove forme d’apostolato.

Il suo Apostololato
Il 1626 San Filippo viene proclamato patrono di Guardia Sanframondi. Nel 1628 nasce prima l’Oratorio Secolare per gli uomini, che dall’ascolto assiduo e familiare della Parola di Dio traggono ispirazione per una vita cristiana più intensa. Segue l’istituzione delle Vergini Filippine, per le donne nubili che volevano servire, tra le mura domestiche, il Signore e consacrarsi a Lui.
Il suo apostolato generoso porta il fratello Orazio a seguirne l’esempio, ma anche alcuni sacerdoti diocesani incominciano a vivere con Lui nella casa attigua  alla chiesa matrice. E così che nasce il 30 giugno 1636 la Congregazione dell’Oratorio di San Filippo Neri con approvazione del Vescovo Diocesano Mons. Sigismondo Gambacorta.
Il fervore religioso dei Padri Filippini influì positivamente non solo nella comunità guardiese e nella Diocesi di Telese ma anche nell’Arcidiocesi di Benevento guidata dall’Arcivescovo Giovanbattista Foppa, padre filippino conosciuto dal Piccirillo durante la sua permanenza a Roma e divenuto suo grande amico.
Come sempre, chi opera, lascia e suscita dietro di sé un vivo contrasto di apprezzamenti e opposti giudizi. Il P. Marzio sopportò umiliazioni e persino il carcere senza mai lamentarsi ma facendo fino alla fine la volontà di Dio.Scansione-copia

Unione perpetua tra la Parrocchia e la Congregazione.
Il 17 Agosto 1655 il Papa Alessandro VII con la Bolla “Sub Plumbo” univa in perpetuo la Parrocchia Santa Maria Assunta di Guardia Sanframondi alla Congregazione dell’Oratorio di San Filippo Neri.
Il 16 Maggio 1656, i Padri genuflessi fecero il giuramento ed elessero il P. Marzio Preposito e Curato in perpetuo.

La peste
Il 1656 è ricordato dalla storia come l’anno della peste introdotta a Napoli da un vascello proveniente dalla Sardegna: “cò soldati, che avevano da andare sopra i Francesi in Milano”. Il morbo si diffuse anche a Guardia e i Padri accorrevano dai malati confortandoli nel corpo e nello spirito. Padre Marzio, notte e giorno, con la parola e l’esempio, incoraggiava e soccorreva, non pensava mai a se stesso al punto che la sera del 29 agosto 1656, tornando dalle visite agli appestati, non ebbe neanche la forza di salire nella sua stanza: in un angolo del refettorio gli prepararono un lettuccio. Vero pastore che dona la vita per le sue pecore, anche lui era stato contagiato dal morbo pestifero.
Bruciato dall’Amore Ai Padri che lo vegliavano, preoccupati per la febbre alta, con il suo solito sorriso sussurrava: “Un po’ di febbre. Cosa da nulla. Servite il Signore nella gioia. Siate allegri… Paradiso, paradiso”. Prima di morire ricevette i sacramenti.
Padre Marzio Piccirillo morì all’aurora del 30 agosto 1656. Le sue ultime parole sono tratte dalla Sacra Scrittura: “ Dimitte me, aurora est”, “Lasciami andare, perché è spuntata l’aurora” (Genesi 32,27a).
Il suono delle campane annunciò al popolo di Guardia la notizia. Tutti accorsero per salutare il Padre: “il suo volto sembrava di un angelo”.
Era morto, in odore di santità, un degno figlio di San Filippo. Per rispettare la sua volontà, la sua profonda umiltà, il suo desiderio di nascondimento, non si fece nessun ritratto né effige di gesso. Solo in un secondo momento fu chiamato un pittore, che, su descrizione dei Padri, fece un ritratto somigliante su tela per i posteri.
P. Marzio fu sacerdote, umile e fedele, secondo il cuore di Dio, amante del Crocefisso, dell’Eucaristia e della Chiesa, figlio devoto della Vergine Assunta.
L’Arcivescovo di Benevento, Giovanbattista Foppa, iniziò subito il processo canonico per la beatificazione di P. Marzio Piccirillo, che chiamava semplicemente “anima santa”. Egli tornò il 1660  a Guardia e volle fare la ricognizione del corpo del suo amico P. Marzio. Trovatolo in buono stato di conservazione, ordinò che venisse ricoperto di nuovi paramenti e fosse deposto in un nuovo loculo. Egli stesso dettò l’epigrafe sulla lapide sepolcralepadremarzio1, che riportiamo su questo depliant, con la traduzione anche in italiano, e che si trova nella nostra chiesa.
Possiamo sintetizzare la spiritualità di P. Marzio in quattro parole chiave: umiltà, carità, preghiera e gioia.

A Dio Ottimo Massimo
A Marzio Piccirillo, Arciprete di questa chiesa e Fondatore della Congregazione dell’Oratorio, insigne per soavità di modi e per virtù cristiane, il quale mentre reggeva instancabile questa chiesa per 31 anni, tra il generale plauso, a tutti portava la fiamma d’amore verso Dio, con la parola e con l’esempio di vita, al tempo della peste offrì con gran fervore la sua vita per il suo gregge, il giorno 30 Agosto del 1656, all’età di 58 anni.
L’illustrissimo e Reverendissimo Signor Giovan Battista Foppa, Arcivescovo della Metropolia Beneventana, benemerito di questa Congregazione, e benevolo verso il suo carissimo amico, già da quando militava a Roma nella Congregazione di San Filippo Neri, dispose che, alla presenza del popolo, fosse rimosso il corpo dall’umile sepoltura e custodito in questo luogo più decoroso a gloria di Dio. Nell’anno del Signore 1660.